Questo è il riassunto di una bellissima domenica passata in ottima compagnia all’Oasi Zegna, la perla del Biellese. Dopo un’intensa nevicata notturna, ci siamo trovati in un ambiente quasi fiabesco, che sembrava essere lì ad aspettarci. Dopo un piccolo briefing iniziale per conoscerci e prendere un po’ di confidenza con i ramponcini, siamo partiti subito in salita verso la chiesa di San Bernardo, seguendo il sentiero di Fra Dolcino. Questo percorso ci ha portato nei luoghi dove, dal 1306 al 1307, si stanziò l’eretico più odiato e amato di tutti i tempi: Davide Tornielli, detto Fra Dolcino. Proprio qui, su queste cime oggi innevate, Dolcino approdò con il suo seguito di apostolici durante la lunga fuga dai soldati del vescovo di Vercelli. Qui vissero l’ultimo anno della loro esistenza. Furono infatti catturati il 23 marzo 1307 e portati a Vercelli per essere condannati al rogo. Fu una dura battaglia quella che si consumò tra queste cime. Quel giorno fu sparso tanto sangue sulla piana di Stavello e morirono circa 1500 persone. Non è ancora noto, se il Monte Rubello derivi da “ribelle” o da “rubro” (rosso) per il sangue versato durante l’ultima battaglia. Qui finì l’uomo Fra Dolcino, e nacque il mito di un uomo che, con il suo carisma, ancora oggi ispira molte persone a ribellarsi alle ingiustizie sociali. Una storia triste, è vero. Ma noi siamo venuti qui per divertirci, e siamo stati davvero baciati dalla fortuna perché la bianchissima neve soffice ha reso tutto più magico e scenografico. Con me c’era un gruppo di 10 persone fantastiche che si sono date da fare per rendere questa giornata indimenticabile. Raccontare loro la storia dell’Oasi Zegna e le vicende legate a Dolcino è stata per me una grande soddisfazione, perché tutti erano rapiti da queste storie, tanto crude quanto affascinanti. L’obiettivo è stato sicuramente raggiunto. Tra una storia e l’altra, abbiamo riflettuto anche sui problemi ambientali dovuti al cambiamento climatico, e tutto è stato piacevole, circondati da tanta bellezza. L’Oasi, creata dal Conte Ermenegildo Zegna negli anni ’30, offre ai visitatori scenari mozzafiato: a sud si apre la vista sulla pianura, mentre a nord si stagliano le Alpi Pennine, con in primo piano sua maestà il Monte Rosa.Con i suoi 100.000 abeti rossi piantati su queste cime, il Conte Ermenegildo Zegna è stato il precursore di quella che oggi chiamiamo biodiversità. Non è mancato un bel piatto di polenta, che scalda sempre il cuore. Il meteo è stato perfetto e la luce pomeridiana ci ha regalato un panorama sublime. Il percorso non era facilissimo, ma i miei compagni non si sono mai lamentati e hanno portato a termine questa bella impresa. E alla fine, sentirsi salutare con la famosa citazione del film L’Attimo Fuggente – “Capitano, mio Capitano” – beh, non ha prezzo. Spero davvero di rivedervi tutti nelle prossime avventure, camminando piano piano, step by step, come piace a noi. Alla prossima avventura!

Alegar
G.

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